sygno ha scritto:
Ha fatto bene altro che radiazione, pischelli bulletti viziati coi soldi.
Se l'allenatore ti toglie esci e stai zitto.
Per quel che vale, concordo pienamente.
Non scherziamo, Ljajić merita di essere cacciato a pedate e con una maxi-multa, ma quello che ha fatto Rossi è da codice penale, non giustificabile in alcun modo ed ennesimo bel segnale che invia il nostro calcio, oramai sempre più specchio di un paese allo sbando.
Ecco. Ci sarà un motivo se è la prima volta che accade una roba del genere... la squalifica di 3 mesi è davvero il minimo che potessero dargli.
Quante volte si è assistito a giocatori che si lamentano del cambio, che mandano a quel paese l'allenatore e robe così? Rossi avrebbe dovuto fare ciò che tutti i suoi colleghi fanno: fuori rosa per un bel po' e multa salatissima. Quando si passa al contatto fisico, puoi avere tutta la ragione del mondo, ma finisci per avere torto marcio.
Quanta cattiveria - gratuita - c'era in quei pugni? Un padre di famiglia che si abbassa a tanto è un qualcosa che ti intristisce, a prescindere che si parli di calcio o meno.
Ad essere maliziosi: facile prendersela con Ljajic che è poco più che un bambino, perché non riservava lo stesso trattamento a Cerci?
Patavino ha scritto:Ho deciso, per la gioia mia e di tutti, che quella di ieri è l'ultima partita della mia amata Juventus alla quale assisterò dal vivo.
Ma no, non fare così. Sto pensando a una colletta per regalarti l'abbonamento allo Juventus Stadium.
Patavino ha scritto:Ho deciso, per la gioia mia e di tutti, che quella di ieri è l'ultima partita della mia amata Juventus alla quale assisterò dal vivo.
Ma no, non fare così. Sto pensando a una colletta per regalarti l'abbonamento allo Juventus Stadium.
io partecipo molto volentieri alla colletta
"Al Mondo ci sono 2 tipi di persone: i ben pensanti e quelli che invece usano il cervello. I primi credono che a muovere il mondo siano i ruoli e la morale che loro stessi hanno creato, mentre gli altri, quelli come me, non ci badano."
Noi che ci giochiamo i trofei e gli interisti che gufano, finalmente l'universo ha ritrovato il suo ordine.
A parte gli sfottò, non cambia niente. Siamo sempre avanti, siamo sempre padroni del nostro destino. Speriamo di non pagarla nella testa.
Anche perchè i pensieri adesso si affollano: potevamo dire di averlo vinto senza Muntari, eh ma se sbaglia Buffon, è un segno, paura...
Un abbraccio a Pata e al suo karma... Che punizione per uno con una fede così salda.
Mah, Rossi ha perso la testa. Un singolo ceffone o un calcio in culo "da uomo a ragazzino stronzo" ci stavano pure, persino in diretta Tv, ma lui è saltato addosso a Liajic mentre un altro tizio lo teneva. Brutta scena.
Poi tutti capiscono che avrebbe fatto meglio ad aspettare qualche minuto per poi attaccarlo al muro negli spogliatoi, come si è sempre fatto da quando esiste il calcio.
per me doveva picchiarsi da solo visto che continua a mettere quella pippa al sugo in campo..
cmq a parte gli scherzi..veramente un omuncolo di mezzetà ignorante come una capra...sono contento che abbia fatto questa figura
Patavino ha scritto:
Com'è crudele il destino quando si accanisce con le persone
Ho deciso, per la gioia mia e di tutti, che quella di ieri è l'ultima partita della mia amata Juventus alla quale assisterò dal vivo.
E' davvero un destino crudele, diciamo pure bastardo.
Lo scudo che scivola sotto i miei occhie sotto i piedi di uno dei più grandi campioni della nostra storia.
Detto tutto questo, numero uno era e numero uno rimane
Pata non fare cosi l'errore di gigi ieri non è dipeso da te ma dalla sua sufficienza...
a me a roma le mie prime 4 trasferte 4 sconfitte...ricordo la prima un 2 a 0 fiore-corradi, imperterrito ho continuato ed è divenuto terra di conquista l'olimpico
Il non fare nulla è la cosa più difficile del mondo.
Il potere logora chi ce l'ha!!!!
Resistenza MAGO!!!
Ha messo l'anello al dito all'Italia, Grazie BELI!!!!
di Giorgio Terruzzi
Un allenatore decide di cambiare un giocatore. Il giocatore sostituito esce dal campo e irride, insulta platealmente l’allenatore. L’allenatore perde la pazienza e aggredisce il giocatore. La scena viene ripresa dalle telecamere, viene mandata in onda ripetutamemente. Mentre una batteria di opinionisti si indigna. Mentre una batteria di ex calciatori che adesso fanno gli opinionisti si indigna. Mentre il conduttore si indigna. Mentre il presidente, indignato e riunito con lo staff, decide di esonerare l’allenatore. Mentre tutti applaudono il coraggio di una decisione “dovuta”, “inevutabile”, “corretta”, “dolorosa”. L’allenatore è un veterano della panca. In bilico. Lui e la panca. Pressato e stressato perché il suo ruolo è un po’ quello lì, esposto alla teppa della curva, alla superficialità della stampa locale e nazionale, agli umori del presidente, ai capricci dei calciatori che sono continui e cronici. “E’ andato in tilt”. “E’ stato un blackout”. “Ha perso al testa”. Infatti, paga.
Non c’è niente di coraggioso in tutta questa vicenda. Salvo il coraggio di perderla ‘sta pazienza, di fronte ad un arrogantello di anni venti o quasi, abituato a fare il galletto in campo, con le ragazze, a bordo del suo suv, bello nel tatuaggio numero cinquantuno. Non c’è nulla di coraggioso perché manca sempre quel fattore lì, il fattore palle, nel giudicare chi i calci e i gomiti, gli sputi e gli insulti usa come metodo, come prassi. In campo, a bordocampo, fuori dal campo. Ragazzini tirati su a vizi, trattati come piccoli bambini che fanno i capricci anche quando poi viene fuori che il capriccio comprende ingannare un arbitro, procurarsi un rigore finto, provocare un avversario, scendere a patti con la malavita che muove gli ultrà.
Il coraggio servirebbe. E’ servito all’allenatore per uscire da uno schema fasullo, per svelarlo uscendo. Due sberle. Ma sì. Servono, sono utili certe volte. Oppure sono l’effetto di una insofferenza colma. I due schiaffi dell’allenatore, ovviamente, prevedibilmente esonerato, sono una risposta a un modo e a un mondo che di qualche schiaffo avrebbe bisogno eccome. Eh? Ma come? Giustifichiamo la violenza? Macché. E poi quale? Quella lì, così svelata? Quella praticata minuto per minuto come il tutto il calcio? No, niente coraggio in questo teatro, salvo quello là, quello del Mister che lo trova perdendo tutto il resto, per dare una lezione, finalmente, a chi di lezioni nulla sa e di tante ne avrebbe bisogno. A cominciare dall’apprendimento di un principio antico e importante. Non disonorare il padre. Non è un comandamento. E’ una forma prima di rispetto che -coraggiosamente- andrebbe ribadita per ottenere un rispetto autentico e più largo, persino indispensabile. Il resto, comprese le opinioni scontate, retoriche e pavide, compreso l’esonero necessario, comprese le immagini trasmesse all’infinito per una masturbazione collettiva, è tutta fuffa, roba per poveri di spirito e di cuore
17/06/2014
Mikele cambia la firma.
Io cambio l'Avatar.
sygno ha scritto:di Giorgio Terruzzi
Un allenatore decide di cambiare un giocatore. Il giocatore sostituito esce dal campo e irride, insulta platealmente l’allenatore. L’allenatore perde la pazienza e aggredisce il giocatore. La scena viene ripresa dalle telecamere, viene mandata in onda ripetutamemente. Mentre una batteria di opinionisti si indigna. Mentre una batteria di ex calciatori che adesso fanno gli opinionisti si indigna. Mentre il conduttore si indigna. Mentre il presidente, indignato e riunito con lo staff, decide di esonerare l’allenatore. Mentre tutti applaudono il coraggio di una decisione “dovuta”, “inevutabile”, “corretta”, “dolorosa”. L’allenatore è un veterano della panca. In bilico. Lui e la panca. Pressato e stressato perché il suo ruolo è un po’ quello lì, esposto alla teppa della curva, alla superficialità della stampa locale e nazionale, agli umori del presidente, ai capricci dei calciatori che sono continui e cronici. “E’ andato in tilt”. “E’ stato un blackout”. “Ha perso al testa”. Infatti, paga.
Non c’è niente di coraggioso in tutta questa vicenda. Salvo il coraggio di perderla ‘sta pazienza, di fronte ad un arrogantello di anni venti o quasi, abituato a fare il galletto in campo, con le ragazze, a bordo del suo suv, bello nel tatuaggio numero cinquantuno. Non c’è nulla di coraggioso perché manca sempre quel fattore lì, il fattore palle, nel giudicare chi i calci e i gomiti, gli sputi e gli insulti usa come metodo, come prassi. In campo, a bordocampo, fuori dal campo. Ragazzini tirati su a vizi, trattati come piccoli bambini che fanno i capricci anche quando poi viene fuori che il capriccio comprende ingannare un arbitro, procurarsi un rigore finto, provocare un avversario, scendere a patti con la malavita che muove gli ultrà.
Il coraggio servirebbe. E’ servito all’allenatore per uscire da uno schema fasullo, per svelarlo uscendo. Due sberle. Ma sì. Servono, sono utili certe volte. Oppure sono l’effetto di una insofferenza colma. I due schiaffi dell’allenatore, ovviamente, prevedibilmente esonerato, sono una risposta a un modo e a un mondo che di qualche schiaffo avrebbe bisogno eccome. Eh? Ma come? Giustifichiamo la violenza? Macché. E poi quale? Quella lì, così svelata? Quella praticata minuto per minuto come il tutto il calcio? No, niente coraggio in questo teatro, salvo quello là, quello del Mister che lo trova perdendo tutto il resto, per dare una lezione, finalmente, a chi di lezioni nulla sa e di tante ne avrebbe bisogno. A cominciare dall’apprendimento di un principio antico e importante. Non disonorare il padre. Non è un comandamento. E’ una forma prima di rispetto che -coraggiosamente- andrebbe ribadita per ottenere un rispetto autentico e più largo, persino indispensabile. Il resto, comprese le opinioni scontate, retoriche e pavide, compreso l’esonero necessario, comprese le immagini trasmesse all’infinito per una masturbazione collettiva, è tutta fuffa, roba per poveri di spirito e di cuore
Grazie a chi è solidale e pure a chi infierisce, in fondo lo sport è bello anche per questo
Certo è che la delusione di ieri è stata immensa, non paragonabile alle altre volte. Poi io ero di pietra ma ho visto tanta gente piangere. Bruttissimo, davvero.
Ora ci sono due finali, ancor prima che la testa secondo me il problema è il fisico, perchè ieri ho visto una Juve stanca. Infatti temo di più la ravvicinata gara col Cagliari che quella con l'Atalanta.
E' un finale in realtà meravigliosamente appassionante, peccato perchè la sfiga si è accanita con me..
@ Huge, ho un'idea: andiamo a vedere il Trofeo Berlusconi insieme
Quanto all'episodio di Rossi e Ljajic sono abbastanza d'accordo con chi sta con Mister Delio Rossi anche se, come ben fa notare Fagiu, sembrava più wrestling che un normale ceffone. Adem comunque è imbarazzante. Fosse Messi non sarebbe comunque giustificato (e fosse Messi non si comporterebbe così), ma è un mezzo brocco, cosa vuole?
sygno ha scritto:di Giorgio Terruzzi
Un allenatore decide di cambiare un giocatore. Il giocatore sostituito esce dal campo e irride, insulta platealmente l’allenatore. L’allenatore perde la pazienza e aggredisce il giocatore. La scena viene ripresa dalle telecamere, viene mandata in onda ripetutamemente. Mentre una batteria di opinionisti si indigna. Mentre una batteria di ex calciatori che adesso fanno gli opinionisti si indigna. Mentre il conduttore si indigna. Mentre il presidente, indignato e riunito con lo staff, decide di esonerare l’allenatore. Mentre tutti applaudono il coraggio di una decisione “dovuta”, “inevutabile”, “corretta”, “dolorosa”. L’allenatore è un veterano della panca. In bilico. Lui e la panca. Pressato e stressato perché il suo ruolo è un po’ quello lì, esposto alla teppa della curva, alla superficialità della stampa locale e nazionale, agli umori del presidente, ai capricci dei calciatori che sono continui e cronici. “E’ andato in tilt”. “E’ stato un blackout”. “Ha perso al testa”. Infatti, paga.
Non c’è niente di coraggioso in tutta questa vicenda. Salvo il coraggio di perderla ‘sta pazienza, di fronte ad un arrogantello di anni venti o quasi, abituato a fare il galletto in campo, con le ragazze, a bordo del suo suv, bello nel tatuaggio numero cinquantuno. Non c’è nulla di coraggioso perché manca sempre quel fattore lì, il fattore palle, nel giudicare chi i calci e i gomiti, gli sputi e gli insulti usa come metodo, come prassi. In campo, a bordocampo, fuori dal campo. Ragazzini tirati su a vizi, trattati come piccoli bambini che fanno i capricci anche quando poi viene fuori che il capriccio comprende ingannare un arbitro, procurarsi un rigore finto, provocare un avversario, scendere a patti con la malavita che muove gli ultrà.
Il coraggio servirebbe. E’ servito all’allenatore per uscire da uno schema fasullo, per svelarlo uscendo. Due sberle. Ma sì. Servono, sono utili certe volte. Oppure sono l’effetto di una insofferenza colma. I due schiaffi dell’allenatore, ovviamente, prevedibilmente esonerato, sono una risposta a un modo e a un mondo che di qualche schiaffo avrebbe bisogno eccome. Eh? Ma come? Giustifichiamo la violenza? Macché. E poi quale? Quella lì, così svelata? Quella praticata minuto per minuto come il tutto il calcio? No, niente coraggio in questo teatro, salvo quello là, quello del Mister che lo trova perdendo tutto il resto, per dare una lezione, finalmente, a chi di lezioni nulla sa e di tante ne avrebbe bisogno. A cominciare dall’apprendimento di un principio antico e importante. Non disonorare il padre. Non è un comandamento. E’ una forma prima di rispetto che -coraggiosamente- andrebbe ribadita per ottenere un rispetto autentico e più largo, persino indispensabile. Il resto, comprese le opinioni scontate, retoriche e pavide, compreso l’esonero necessario, comprese le immagini trasmesse all’infinito per una masturbazione collettiva, è tutta fuffa, roba per poveri di spirito e di cuore
A parte il concetto di "coraggio", che non credo c'entri nulla, quoto integralmente.
Il concetto è che gli è finita la pazienza, e ha fatto un gesto sbagliato.
Concordo che l'esonero era necessario, ma ora il ragazzo deve essere sospeso a tempo indeterminato.