fagiu ha scritto:ernie ball ha scritto:
Per capirci, spiegami cosa intendi per "liberismo puro" e dove e come ha fallito, secondo te. E' possibile che ci si trovi in parte d'accordo. Citami anche qualche alternativa di successo.
Eh, la peppa, che pretese. Per chi mi hai preso? Per il Nobel all'Economia sto ancora studiando
Eh, d'accordo, ma a dire che il "resto del mondo" è devastato dal "puro liberismo" sei stato tu, mica io. Se non mi spieghi, non capisco.
Occhio a non fare confusione. "Capitalismo" non è necessariamente "libero mercato" e "libero mercato" non è "giungla". Il mercato è uno strumento conveniente a tutti, che ha bisogno di regole per funzionare e deve rispettare le leggi. Il problema è chi o cosa produce le regole.
Per esempio, in Italia c'è un capitalismo clientelare, in assenza (quasi sempre) di libero mercato e in presenza di regole tortuose, inaffidabili, imposte dall'alto e inefficaci: il risultato è un'economia ferma e corrotta, fatta apposta per favorire l'intrallazzo fra politica e affari. Perchè? Perchè lo stato controlla una parte troppo grande dell'economia e, ovunque questo succeda, nel mondo, chi controlla politicamente l'apparato pubblico tende a usare il potere acquisito per proprio vantaggio.
Lasciare più spazio al libero mercato, permettendo l'emersione spontanea delle necessità regolatorie, consentirebbe di non mischiare regole del mercato e legge dello stato, rendendo immediatamente più efficienti l'uno e l'altra. Il mercato, in ogni caso, non può e non deve ignorare o superare la legge.
L'alta finanza, così com'è diventata negli ultimi vent'anni, funziona male e può fare danni catastrofici, siamo d'accordo. Io non credo che la ragione sia il controllo di una cricca di criminali e nemmeno che si debba intervenire con un controllo governativo. Anzi, spesso i governi hanno favorito il deterioramento della finanza e la concentrazione di potere.
Le banche sono necessarie. Il sistema del credito è fondamentale per l'economia. Il problema italiano, di nuovo, è l'assenza di concorrenza e l'eccessiva presenza politica nel controllo del settore. Immagino che ti sia accorto di MPS. Se c'è troppo stato nelle banche, è inevitabile che si generi corruzione.
La flessibilità del mercato del lavoro è una necessità reale, ma in Italia non c'è. C'è solo la precarizzazione del lavoratore, perchè mancano mercato e regole affidabili, appunto. Più sotto ti faccio un esempio di come un sistema rigido non porti vantaggi a nessuno.
E' vero che troppi imprenditori italiani non sanno fare il loro mestiere. La ragione è che non ne hanno bisogno: basta entrare nel giro di amicizie giusto, appunto perchè il controllo dell'economia italiana è in mani politiche. Libera l'economia, installa un sistema di concorrenza, e improvvisamente la Fiat deve cominciare a pensare a come fare automobili migliori, invece che appoggiarsi alla protezione statale.
E' così importante che un lavoratore italiano lavori per Fiat e non, magari, per Volkswagen?
Ti ripeto, senza offesa, che Bush (Clinton, Greenspan, Bernanke, Obama, etc...) ha fatto politiche keynesiane: stimolo della domanda tramite enormi iniezioni di liquidità, forti interventi di spesa pubblica e distorsione del mercato immobiliare tramite garanzie governative. Ha persino letteralmente detto ai cittadini americani di andare a spendere di più e comprare cose (e case), subito dopo l'attacco alle torri.
Le speculazioni che hanno portato al crollo finanziario recente sono state favorite dalle distorsioni introdotte dai governi Clinton e Bush insieme a macroscopici errori nella de-regolamentazione: la famosa abrogazione della Glass-Steagall è avvenuta sotto Clinton, per esempio.
Su questo, mi fermo, perchè sono già troppo lungo.
Pensa quello che vuoi dell'Economist, ma il cambiamento nella politica economica svedese è una realtà degli ultimi 15 anni.
Ti cito la Svezia perchè è un paese che continua ad avere una forte spesa pubblica e un'alta tassazione (entrambe in calo), come l'Italia (che però le ha in crescita). A differenza dell'Italia, ha liberalizzato molti settori, semplificato le regole e ha fatto rispettare la legge.
Un caso diverso è quello della Francia, in cui cominciano ad avere seri problemi di sostenibilità del loro sistema. Pochi giorni fa è successo questo:
http://online.wsj.com/article/SB1000142 ... hare_tweet
Un mercato del lavoro rigido e conservatore, con sindacati troppo politicizzati, non funziona, oggi. Poteva funzionare trenta o quaranta anni fa. Oggi una grande azienda non va in Francia, in cui deve fare i conti con condizioni sfavorevoli, perchè può andare altrove. A rimetterci sono i lavoratori, non l'azienda e non i politici.
E' il caso italiano. Lo stato dovrebbe limitarsi a lasciare che ci siano condizioni favorevoli perchè le imprese vengano a investire in Italia, proteggendo il livello di reddito del lavoratore con un sistema di welfare adeguato alla realtà contemporanea. Qui, invece, proteggiamo la Fiat.