PLAYOFF 09: CLEVELAND - ATLANTA
Inviato: 05/05/2009, 18:20
PLAYOFF 09: CLEVELAND – ATLANTA
Due squadre che non potevano arrivare in maniera più differente a questa sfida: i Cleveland Cavaliers hanno sweeppato i Pistons e sono stati in poltrona a guardare la serie tra Miami ed Atlanta per una settimana, mentre le due compagini battagliavano per sette, intensissime ed anche cattivissime partite. Gli scontri in stagione regolare hanno detto 3 a 1 in favore di Cleveland, ma questi sono i playoff NBA, ed è tutto un altro sport.
Per i Cleveland Cavaliers si può ben dire che i playoff iniziano con questa serie, visto che quella precedente è stata ancora meno di un antipasto di quello che sono in grado di mettere in campo, con LeBron che non ha dovuto mettere neanche la terza marcia per aver la meglio su degli spenti Pistons. La conclusione rapidissima e la concomitante lunghezza della serie di Atlanta ha permesso agli uomini di Coach Brown un riposo di ben 9 giorni, e se questo può essere un beneficio in quanto a freschezza di gambe, potrebbe non esserlo dal punto di vista mentale, visto che una sosta così lunga non viene presa dall’inizio del training camp. Il rischio di un rilassamento generale, comunque, non dovrebbe esserci per più di un quarto, vista anche l’enorme spinta emotiva che il trofeo di MVP, consegnato ieri a LeBron James, porterà a tutta la franchigia ed alla città. Nella cerimonia di premiazione, organizzata nella palestra della High School di LeBron, la celeberrima St. Vincent – St. Mary, le cose più impressionanti sono state la presenza scenica, l’assoluto controllo della situazione, il modo di porsi verso tutti i presenti e l’incredibile carisma che un personaggio come LeBron riesce a portare non solo sul campo da basket, ma anche se non soprattutto fuori da esso. E’ difficile crederlo, ma questo ha 24 anni, ed ha questo tipo di atteggiamento da quando è entrato nella NBA: evidentemente si sta parlando di un giocatore irripetibile sotto certi punti di vista, e se un personaggio del genere incontra una squadra al proprio servizio su due lati del campo (specie quello difensivo), una grandissima etica del lavoro personale e di gruppo, una voglia di essere il migliore che lo porta a rimettersi a lavorare a 48 ore di distanza dall’epilogo della serie dell’anno scorso contro Boston, è logico che il titolo debba essere l’unico obiettivo possibile per il resto della carriera di questo giocatore speciale.
Gli Atlanta Hawks sono usciti da sette, lunghissime partite contro Wade e qualche volta i suoi compagni di squadra e sono riusciti grazie alla loro intensità ed energia a migliorare il risultato dell’anno scorso. Il dispendio di energie è stato notevolissimo e questo potrebbe giocare un ruolo chiave nella serie, visto che proprio sulle giocate di energia ed adrenalina si basa molto del gioco di Bibby e compagni, ma la gioventù diffusa all’interno del roster dovrebbe fornire garanzie abbastanza ampie sotto questo punto di vista. Una caratteristica importante di questa squadra è uscita abbastanza chiaramente dalla serie contro Miami: per quanto siano giovani, questi Hawks non hanno assolutamente paura del gioco fisico ed anche cattivo, anzi, sembra proprio che si trovino maggiormente a proprio agio in una partita dove i contatti sono all’ordine del possesso ed il lavoro per gli arbitri diventa impossibile. Questa serie, come se non ce ne fossero state già abbastanza, sarà un banco di prova importante per il leader realizzativo della squadra, Joe Johnson, uscito da gara-7 con 27 punti ed un meraviglioso 6-8 da tre, ma che ancora deve dimostrare di poter essere uno che può portare questi Hawks a qualcosa di più di un solo passaggio del turno.
Tattica: per gli Hawks il gameplan sarà quello della serie contro gli Heat, ovvero tentare di limitare la superstella avversaria e giocare tantissimo di contropiede. Coach Woodson ha in roster, sulla carta, anche dei discreti atleti da mandare sulle piste di LeBron, come Williams, Evans, Joe Johnson e soprattutto Josh Smith, che secondo me a livello di gambe è l’unico difensore plausibile ad Est per stare davanti a James in palleggio. La lunghezza dei giocatori di Atlanta e la loro grande versatilità permetterà comunque di cambiare su ogni singolo pick’n’roll, quindi è probabile che ogni membro del roster si troverà più di una volta a dover fronteggiare il Prescelto (auguri a tutti!).
La difesa di Cleveland, invece, dovrà contenere le sfuriate offensive orchestrate da Bibby ed ha in Delonte West un difensore più che competente da opporre a Joe Johnson, sempre che il Re non decida di prenderselo per i duelli decisivi sui finali di partita. Sotto canestro la sfida è interessante, con Horford e Smith pronti a battagliare contro gli esperti Varejao, Ilgauskas e Smith, ma nessuno di questi dovrebbe essere una minaccia tale in post da dover spostare gli equilibri della serie, mentre sui mid-range jumper dei lunghi di Cleveland gli Hawks dovranno fare molta attenzione. In cabina di regia, si affrontano due point-guard come Mo Williams e Mike Bibby che, per usare un eufemismo, non fanno della difesa il loro credo cestistico e potrebbero portare i rispettivi allenatori a cambiare le marcature per le loro relative doti nella propria metà campo.
E’ probabile che Coach Brown, nel caso in cui il ritmo della partita ad Atlanta si faccia troppo alto, decida di cambiare la strutturazione del quintetto e giocare con LeBron da 4 e Smith da 5, per avere cinque giocatori più mobili e pronti a contenere l’attacco Hawks.
In casa Hawks, invece, pare in dubbio la presenza di Marvin Williams, che ha praticamente saltato le ultime due partite della serie con Miami ed è una decisione day-to-day per le prime partite della serie.
Williams / Gibson – Bibby
West / Pavlovic – Johnson / Murray
James – Evans / Williams / (Smith per LeBron)
Varejao / Smith – Smith / Jones
Ilgauskas / Wallace – Horford / Pachulia
La serie sembra abbastanza scontata, ma bisogna diffidare della capacità di questi Hawks di infiammarsi e di fare parziali in poco tempo grazie alle affondate di Smith e le bombe di Johnson. La sfida comunque ha diritto di esistere solo se si gioca ad alti/altissimi ritmi: se si gioca a metà campo, la serie potrebbe non arrivare neanche a gara-5.
Due squadre che non potevano arrivare in maniera più differente a questa sfida: i Cleveland Cavaliers hanno sweeppato i Pistons e sono stati in poltrona a guardare la serie tra Miami ed Atlanta per una settimana, mentre le due compagini battagliavano per sette, intensissime ed anche cattivissime partite. Gli scontri in stagione regolare hanno detto 3 a 1 in favore di Cleveland, ma questi sono i playoff NBA, ed è tutto un altro sport.
Per i Cleveland Cavaliers si può ben dire che i playoff iniziano con questa serie, visto che quella precedente è stata ancora meno di un antipasto di quello che sono in grado di mettere in campo, con LeBron che non ha dovuto mettere neanche la terza marcia per aver la meglio su degli spenti Pistons. La conclusione rapidissima e la concomitante lunghezza della serie di Atlanta ha permesso agli uomini di Coach Brown un riposo di ben 9 giorni, e se questo può essere un beneficio in quanto a freschezza di gambe, potrebbe non esserlo dal punto di vista mentale, visto che una sosta così lunga non viene presa dall’inizio del training camp. Il rischio di un rilassamento generale, comunque, non dovrebbe esserci per più di un quarto, vista anche l’enorme spinta emotiva che il trofeo di MVP, consegnato ieri a LeBron James, porterà a tutta la franchigia ed alla città. Nella cerimonia di premiazione, organizzata nella palestra della High School di LeBron, la celeberrima St. Vincent – St. Mary, le cose più impressionanti sono state la presenza scenica, l’assoluto controllo della situazione, il modo di porsi verso tutti i presenti e l’incredibile carisma che un personaggio come LeBron riesce a portare non solo sul campo da basket, ma anche se non soprattutto fuori da esso. E’ difficile crederlo, ma questo ha 24 anni, ed ha questo tipo di atteggiamento da quando è entrato nella NBA: evidentemente si sta parlando di un giocatore irripetibile sotto certi punti di vista, e se un personaggio del genere incontra una squadra al proprio servizio su due lati del campo (specie quello difensivo), una grandissima etica del lavoro personale e di gruppo, una voglia di essere il migliore che lo porta a rimettersi a lavorare a 48 ore di distanza dall’epilogo della serie dell’anno scorso contro Boston, è logico che il titolo debba essere l’unico obiettivo possibile per il resto della carriera di questo giocatore speciale.
Gli Atlanta Hawks sono usciti da sette, lunghissime partite contro Wade e qualche volta i suoi compagni di squadra e sono riusciti grazie alla loro intensità ed energia a migliorare il risultato dell’anno scorso. Il dispendio di energie è stato notevolissimo e questo potrebbe giocare un ruolo chiave nella serie, visto che proprio sulle giocate di energia ed adrenalina si basa molto del gioco di Bibby e compagni, ma la gioventù diffusa all’interno del roster dovrebbe fornire garanzie abbastanza ampie sotto questo punto di vista. Una caratteristica importante di questa squadra è uscita abbastanza chiaramente dalla serie contro Miami: per quanto siano giovani, questi Hawks non hanno assolutamente paura del gioco fisico ed anche cattivo, anzi, sembra proprio che si trovino maggiormente a proprio agio in una partita dove i contatti sono all’ordine del possesso ed il lavoro per gli arbitri diventa impossibile. Questa serie, come se non ce ne fossero state già abbastanza, sarà un banco di prova importante per il leader realizzativo della squadra, Joe Johnson, uscito da gara-7 con 27 punti ed un meraviglioso 6-8 da tre, ma che ancora deve dimostrare di poter essere uno che può portare questi Hawks a qualcosa di più di un solo passaggio del turno.
Tattica: per gli Hawks il gameplan sarà quello della serie contro gli Heat, ovvero tentare di limitare la superstella avversaria e giocare tantissimo di contropiede. Coach Woodson ha in roster, sulla carta, anche dei discreti atleti da mandare sulle piste di LeBron, come Williams, Evans, Joe Johnson e soprattutto Josh Smith, che secondo me a livello di gambe è l’unico difensore plausibile ad Est per stare davanti a James in palleggio. La lunghezza dei giocatori di Atlanta e la loro grande versatilità permetterà comunque di cambiare su ogni singolo pick’n’roll, quindi è probabile che ogni membro del roster si troverà più di una volta a dover fronteggiare il Prescelto (auguri a tutti!).
La difesa di Cleveland, invece, dovrà contenere le sfuriate offensive orchestrate da Bibby ed ha in Delonte West un difensore più che competente da opporre a Joe Johnson, sempre che il Re non decida di prenderselo per i duelli decisivi sui finali di partita. Sotto canestro la sfida è interessante, con Horford e Smith pronti a battagliare contro gli esperti Varejao, Ilgauskas e Smith, ma nessuno di questi dovrebbe essere una minaccia tale in post da dover spostare gli equilibri della serie, mentre sui mid-range jumper dei lunghi di Cleveland gli Hawks dovranno fare molta attenzione. In cabina di regia, si affrontano due point-guard come Mo Williams e Mike Bibby che, per usare un eufemismo, non fanno della difesa il loro credo cestistico e potrebbero portare i rispettivi allenatori a cambiare le marcature per le loro relative doti nella propria metà campo.
E’ probabile che Coach Brown, nel caso in cui il ritmo della partita ad Atlanta si faccia troppo alto, decida di cambiare la strutturazione del quintetto e giocare con LeBron da 4 e Smith da 5, per avere cinque giocatori più mobili e pronti a contenere l’attacco Hawks.
In casa Hawks, invece, pare in dubbio la presenza di Marvin Williams, che ha praticamente saltato le ultime due partite della serie con Miami ed è una decisione day-to-day per le prime partite della serie.
Williams / Gibson – Bibby
West / Pavlovic – Johnson / Murray
James – Evans / Williams / (Smith per LeBron)
Varejao / Smith – Smith / Jones
Ilgauskas / Wallace – Horford / Pachulia
La serie sembra abbastanza scontata, ma bisogna diffidare della capacità di questi Hawks di infiammarsi e di fare parziali in poco tempo grazie alle affondate di Smith e le bombe di Johnson. La sfida comunque ha diritto di esistere solo se si gioca ad alti/altissimi ritmi: se si gioca a metà campo, la serie potrebbe non arrivare neanche a gara-5.